Riassumendo,
per un mondo
che ha la memoria parecchio corta


da Giorgio Bianchi, FB, 4 gennaio 2019


Prima dell'invasione USA l'Iraq era un paese florido, come la Libia, come la Siria.
Quello che mi preme innanzitutto ricordare in questo breve post è che la distruzione di questo paese è stata condotta utilizzando come paravento quella che forse è la più grande menzogna della storia dell'umanità: tutti sapevano e tutti hanno taciuto, media e capi di stato in primis.
Come dimenticare la farsa di Colin Powell al consiglio di sicurezza dell'ONU?
Ne scrissi per Difesa Online rimarcando il ruolo avuto da Ahmed Chalabi nell'operazione di falsificazione dei dossier guidata dall'intelligence USA, per fabbricare le prove sulle fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam [qui].

   Una storia che stava per ripetersi di recente con la manipolazione del rapporto dell'OPCW sui presunti attacchi chimici di Assad.
Anche in quel caso abbiamo assistito ad una triplice menzogna, da parte della politica, da parte dei media (che hanno rimbalzato una notizia priva di fondamento) e da parte di un organo internazionale presunto terzo che avrebbe dovuto fare da giudice e che invece ha vestito la maglia dei guerrafondai nascondendo delle prove a discarico.
In questo caso il disastro è stato evitato per miracolo (San Putin sicuramente ci ha messo del suo) [qui]

   Sorvolerò per questioni di tempo sul ruolo avuto da intellettuali e ONG in questi anni nel partecipare ai vari tam tam di guerra che hanno portato alla completa distruzione di stati sovrani.
Sorvolerò sul silenzio complice degli ambientalisti a geometria variabile, che scioperano il venerdì per fantomatici agenti inquinanti e tacciono sistematicamente quando si scatenano guerre che generano devastazioni ambientali che potranno essere riassorbite solo tra alcuni secoli.

   Uno dei primi atti conseguenti all'elezione di Trump è stato l'uscita dal trattato sul nucleare civile iraniano.
Questa presa di posizione del tutto illegale, che ha letteralmente mandato in fumo contratti miliardari che avrebbero garantito all'Iran crescita economica, in combinato disposto con un embargo altrettanto illegale dal punto di vista del Diritto Internazionale, ha innescato una spirale recessiva che sta mettendo in ginocchio il paese.
Questo processo è culminato nell'ennesima Rivoluzione Colorata targata Usraele, repressa dal governo poche settimane fa con metodi spicci. Anche in questo media governi e intellettuali al guinzaglio hanno parlato di governo liberticida, sorvolando come al solito sulle ragioni storiche che hanno condotto alle proteste.
Gli stessi intellettuali e giornalisti che un giorno sì e l'altro pure accusano le autorità iraniane di violare i diritti umani, ovviamente tacciono sistematicamente sulle violazione dei governi Occidentali, delle petromonarchie ma soprattutto di Israele.

   Ma veniamo all'oggi.
Diverse migliaia di manifestanti hanno preso d'assalto l'ambasciata americana nella capitale irachena, Baghdad, in preda alla rabbia per gli attacchi aerei statunitensi che hanno ucciso oltre oltre 25 combattenti filo-iraniani nel fine settimana a cavallo del 29/12. Chi protestava ha superato posti di blocco che di solito limitano l'accesso alla Green Zone ad alta sicurezza della città, cantando Death to America, bruciando bandiere americane e tenendo manifesti che chiedevano la chiusura dell'ambasciata.
Se i manifestanti protestano per sei mesi ad Hong Kong mettendo a ferro e fuoco un'intera città è democrazia; se protestano a Baghdad per dei raid stranieri su di un territorio sovrano che hanno causato 25 morti è terrorismo.
Senza contare che ogni iracheno con un minimo senso patriottico ha più di un motivo per identificare nell'ambasciata USA a Baghdad il simbolo della rovina del suo paese.
Per inciso l'ambasciata Usa a Baghdad non è solo la più grande del mondo, anzi della storia - protetta da tre muraglie di cinta, estesa su oltre 40 ettari, con 16 mila dipendenti. E' anche - come rivela Eric Zuesse in un documentatissimo articolo - la sede diplomatica che spedisce in giro per il mondo enormi carichi di "cose" non identificate e non identificabili - migliaia di tonnellate in cargo e containers - in giro per il mondo. Sicuramente non sono merci prodotte in Irak. Né si può immaginare che l'ambasciata USA produca merci fisiche (e pesanti) al suo interno [qui].

   In questo scenario si inserisce il vile attacco terroristico operato dagli USA (Spacciato dai media di regime per una giusta ritorsione) che ha causato la morte di quello che è a tutti gli effetti un eroe di guerra e un grande patriota.

   Chiudo questa breve requisitoria citando il sovranista de sta Kippah, Matteo Salvini, che non perde occasione per scodinzolare a comando, latrando di gioia, all'indirizzo dei suoi sponsor USA e Israele in testa.

   "Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell'Italia e dell'Unione Europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell'Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà".

   Come ho scritto in un post specifico al riguardo:

   Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.

   Ora tornate a pure a giocare alle "sardine" contro i "sovranisti", i due wrestler del momento e lasciate le faccende serie agli adulti. Gli impresari dello show ringraziano.